Arrivi ed è coltivazione ( olivi, aranci, datteri ) e neve sulla corolla dei Monti. Un modernissimo aeroporto dominato da rombi e triangoli, libero da cartelloni pubblicitari.
Infatti, in città, di qualsiasi genere, mancano iconografie, sacre -ovviamente- e profane. Un turbinio di scene di vita reale nella totale assenza di raffigurazioni spostano la concentrazione sulle umanità viventi.

Ecco una, due volte e poi tre, una voce inneggiante il suo Dio anticipa il passo incerto di un cieco. Cammina nei cunicoli della Médina spingendosi tra la folla al buio, e la gente libera la strada da ostacoli e lo guida per le decine di chilometri del labirinto.
Oltre all’assenza iconografica, ciò che colpisce e alla quale piacevolmente ci si abbandona, è la confusione, il disordine, dentro cui si scorgono presto le diversità, le tolleranze, gli abbozzi, e quasi tutti gli stati primordiali, dallo strascinarsi dello storpio, ai lavori d’artigiani che sbordano dalle anguste e sovrapposte botteghe sugli stretti tubi della Médina, raffigurando per intero la genialità manuale umana, divisa, come da noi un tempo, per mestieri: i fabbri, i conciatori, i sarti...
Si pensa a quel più angusto cammino dell’occidente dal disordine all’ordine per rendersi conto come da noi, tutto regolato da leggi estetiche, quale apparire di ben altre sopressioni, il vivere abbia perso la sua natura umana, tutta incerta, traballante, confusa. La naturale confusione dell’animo umano qui sembra raffigurata nel vivere, da noi, invece, relegata a repressa natura, vortica nella psiche come energia nevrotica. Nessun vero “noi” ha più posto nell’estetica della nostra civiltà sempre più proiezione di modelli iconici. Processo questo che parte dalle iconografie cristiane e padroneggia oggi attraverso le più sofisticate immagini pubblicitarie.

Più che l’arte architettonica e i deserti, il Marocco sembra in grado di offrire un repertorio scenico umano di irresistibile bellezza, pregno di tutte quelle sconce diversità che l’Occidente ha edulcorado dalla sua estetica, tendendo alla perfezione, la quale implica l’alienazione della natura umana: non più civiltà fatta dall’uomo per l’uomo, ma uomo piegato a una civiltà che non rappresenta più onestamente l’umanità, coi sui limiti, ma un modello di essa esasperato esteticamente per la mera finalità dei consumi!
Ma allora è giusto pensare di ritornare a un passato arcaico?! No, nessuno può credere veramente che questa possa essere una soluzione. È invece giusto sperare e adoperarsi perché tutto ciò che lo sviluppo della conoscenza umana mette oggi a nostra disposizione, e il sapere che verrà, siano impiegati per costruire un futuro in cui l’uomo torni ad essere al centro del progresso, ma l’uomo vero, non il feticcio pubblicitario dell’uomo performante, abile, bello e imbattibile e volto unicamente al successo e al possesso .
Torni al centro della nostra civiltà l’uomo e la sua natura incerta, spesso debole, torniamo a concentrarci sulle sfaccettature più umane, quelle che ci hanno imparato a detestare, costruiamo ecosistemi dove oltre alla sostenibilità dei consumi ci sia sostenibilità per l’uomo in quanto persona. L’uomo, per perdente che sia, torni ad essere rappresentato di diritto dalle nostre civiltà e non più solo il profitto indiscriminato e l’abuso violento di forme estetiche che contemplano solo il vincente, l’appariscente, il funzionante alla perfezione, mentre si cerca anche dal punto di vista della mera e pretesa bellezza delle nostre civiltà di nascondere o segregare ogni forma spiacevole dell’umanità , il povero, come L’emigrato, il senza lavoro o semplicemente il debole, l’andicappato, come il vecchio; cioè tutto ciò che sembra nn più rappresentare la sempre ritenuta perfettibile e ormai arida società del consumo e del possesso. Inventiamo relazioni nuove, torniamo in noi, torniamo a credere in ognuno di noi, perché ognuno di noi , se riconosciuto uomo, è un portatore sano di umanità.
#storyhunterstv #oriente #marocco
Vieni a vedere i nostri video qui sul nostro canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UC3laHmu0wC_nq0MqjpiP_aQ
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Infatti, in città, di qualsiasi genere, mancano iconografie, sacre -ovviamente- e profane. Un turbinio di scene di vita reale nella totale assenza di raffigurazioni spostano la concentrazione sulle umanità viventi.

Ecco una, due volte e poi tre, una voce inneggiante il suo Dio anticipa il passo incerto di un cieco. Cammina nei cunicoli della Médina spingendosi tra la folla al buio, e la gente libera la strada da ostacoli e lo guida per le decine di chilometri del labirinto.
Oltre all’assenza iconografica, ciò che colpisce e alla quale piacevolmente ci si abbandona, è la confusione, il disordine, dentro cui si scorgono presto le diversità, le tolleranze, gli abbozzi, e quasi tutti gli stati primordiali, dallo strascinarsi dello storpio, ai lavori d’artigiani che sbordano dalle anguste e sovrapposte botteghe sugli stretti tubi della Médina, raffigurando per intero la genialità manuale umana, divisa, come da noi un tempo, per mestieri: i fabbri, i conciatori, i sarti...
Si pensa a quel più angusto cammino dell’occidente dal disordine all’ordine per rendersi conto come da noi, tutto regolato da leggi estetiche, quale apparire di ben altre sopressioni, il vivere abbia perso la sua natura umana, tutta incerta, traballante, confusa. La naturale confusione dell’animo umano qui sembra raffigurata nel vivere, da noi, invece, relegata a repressa natura, vortica nella psiche come energia nevrotica. Nessun vero “noi” ha più posto nell’estetica della nostra civiltà sempre più proiezione di modelli iconici. Processo questo che parte dalle iconografie cristiane e padroneggia oggi attraverso le più sofisticate immagini pubblicitarie.

Più che l’arte architettonica e i deserti, il Marocco sembra in grado di offrire un repertorio scenico umano di irresistibile bellezza, pregno di tutte quelle sconce diversità che l’Occidente ha edulcorado dalla sua estetica, tendendo alla perfezione, la quale implica l’alienazione della natura umana: non più civiltà fatta dall’uomo per l’uomo, ma uomo piegato a una civiltà che non rappresenta più onestamente l’umanità, coi sui limiti, ma un modello di essa esasperato esteticamente per la mera finalità dei consumi!
Ma allora è giusto pensare di ritornare a un passato arcaico?! No, nessuno può credere veramente che questa possa essere una soluzione. È invece giusto sperare e adoperarsi perché tutto ciò che lo sviluppo della conoscenza umana mette oggi a nostra disposizione, e il sapere che verrà, siano impiegati per costruire un futuro in cui l’uomo torni ad essere al centro del progresso, ma l’uomo vero, non il feticcio pubblicitario dell’uomo performante, abile, bello e imbattibile e volto unicamente al successo e al possesso .
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- Algarve
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